"Sfide dell'umanità, paradigmi di umanesimo" è il titolo della tre giorni di riflessione, studio, confronto promossa dal gruppo ‘Cristiani in Ricerca' in collaborazione con la FUCI e con il MEIC questo fine settimana al Monastero di Camaldoli. Inserendosi nella cornice ecclesiale più ampia di preparazione al Convegno di Firenze, obiettivo dell'incontro è stato quello di riflettere sulle sfide che l'umanità affronta nel tempo presente in diversi ambiti del sapere a partire da un dato essenziale per i cristiani: riconoscere l'umanità di Dio come centro del Vangelo.
Premessa metodologica è stata una riflessione sul tema della ricerca condotta da Beppe Elia, presidente del MEIC, che ha sottolineato come questa dimensione sia ancora poco presente nelle comunità parrocchiali che tendono ad offrire risposte piuttosto che a stimolare interrogativi, e ha evidenziato invece il valore della provvisorietà, dell'inquietudine (ben diversa dall'irrequietezza) e della diversità. Anche Matteo Ferrari, monaco camaldolese, ha approfondito il tema a partire da una duplice lettura del Vangelo di Marco: un piano di tipo esegetico ricercando tutte le volte in cui la parola "cercare" compare nel testo e un piano più nascosto di lettura del secondo Vangelo come continua ricerca di Gesù, che trova un'unica via autentica di realizzazione nella sequela.
La relazione principale dei tre giorni è stata affidata a Goffredo Boselli, monaco di Bose e membro del Comitato preparatorio del Convegno Ecclesiale di Firenze 2015, che ha offerto ai partecipanti ricche e profonde suggestioni a partire dal tema dell'umanesimo evangelico. Una meditazione che si è sviluppata in tre punti: innanzitutto l'idea dell'umanità di Cristo come ipotesi di lavoro e quindi la constatazione di come l'incontro con Dio, per noi cristiani, possa avvenire solo nell'umanità di Gesù. Alla luce di questo, diventare cristiani significa innanzitutto diventare umani. E'necessario quindi credere veramente nell'uomo, non come meraviglia già compiuta ma come attesa che deve realizzarsi e nella consapevolezza che essere pienamente umani è una lotta incessante, perché il rischio della disumanizzazione è sempre in agguato e solo nella relazione con gli altri è possibile realmente umanizzarsi. Infine è necessario riscoprire una grammatica dell'umano, in un'epoca in cui sembrano invece essersi smarriti i valori fondanti del vivere. La vera salvezza è possibile solo nel cammino di umanizzazione dell'uomo di cui Cristo è stato modello facendosi uomo.
A questa grammatica dell'umano e alla proposta di nuovi paradigmi di umanesimo a servizio dell'uomo sono stati dedicati due approfondimenti tematici in tavole rotonde. Una prima tavola rotonda dedicata ad alcune possibili frontiere: la fede, l'educazione, la scienza e un secondo momento di riflessione nell'ambito dell'antropologia, dell'economia e delle strutture politiche e giuridiche.
Tanti spunti, riferimenti bibliografici da approfondire, un appassionato dibattito, uno sguardo attento all'attualità (più volte si è riproposta in termini di nuovo umanesimo anche la questione delle migrazioni) ma nessuna vera conclusione. E'questo lo spirito che rende e ha reso bello ritrovarsi per un gruppo di giovani e adulti, provenienti da diverse parti d'Italia e d'Europa, accomunati da alcune esperienze associative e da legami di amicizia, ma soprattutto dall'autentico desiderio di interrogarsi, confrontarsi, approfondire. Il Monastero di Camaldoli, luogo accogliente e stimolante, rende possibile tutto questo e diventa approdo ma anche punto di partenza per una riflessione che non si fermi a queste giornate ma continui a nutrire l'esperienza personale di tutti e di ognuno.
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