A cura di Silvia Sanchini
LA RICERCA COME METODO
BEPPE ELIA, Presidente Nazionale del MEIC: La ricerca è una dimensione
ancora troppo poco presente nelle nostre comunità parrocchiali, in cui si
preferisce aderire a qualcosa di già dato, offrire risposte invece che
stimolare interrogativi. Ci si sente più avanti rispetto a chi è in ricerca e
le domande di senso non sempre trovano risposte vere nella comunità ecclesiale
tradizionale. A partire dalla lettura di alcuni spunti di don Michele Do, si
propone di riscoprire alcuni elementi essenziali: l’accettazione del valore
della provvisorietà (anche nella fede), il valore dell’inquietudine come
ricerca di una verità più alta per la quale si è disposti a pagare un prezzo e
che è diversa dall’irrequietezza (ricerca senza mai fermarsi), il valore della
diversità.
MATTEO FERRARI, monaco di Camaldoli: Il
tema della ricerca di ritrova nel Vangelo di Marco su due livelli: possiamo da
un lato individuare tutte le volte in cui la parola “cercare” compare nel testo
e che corrisponde ad episodi in cui Gesù non è mai cercato per essere
conosciuto e seguito veramente, ma possiamo anche considerare tutto il Vangelo
di Marco come una continua ricerca di Gesù che non finisce mai e che trova la
sua autentica realizzazione nella sequela di Cristo, nel camminare dietro a
Maestro anche quando questo è difficile e non si comprende bene il senso.
PER UN UMANESIMO EVANGELICO
GOFFREDO BOSELLI, monaco di Bose:
Tre livelli di riflessione:
1) Umanità
di Cristo come ipotesi di lavoro: evangelizzare oggi significa umanizzare alla
luce dell’umanità di Cristo. Non si può avere un concetto astratto di
umanesimo! Per noi cristiani l’incontro con Dio può avvenire solo nell’umanità
di Cristo.
2) Diventare
cristiani significa diventare umani (alla luce dell’umanità di Cristo): Credere
in Dio non è sufficiente se non crediamo veramente anche nell’uomo, non tanto
come meraviglia già compiuta ma come attesa (uomo da realizzare). L’uomo non è
naturalmente umano, il rischio della disumanizzazione è sempre in agguato, per
questo essere autenticamente umani è una sfida e una lotta costante. Non ci si
umanizza da soli, ma solo nella relazione con l’altro, che è l’elemento
specifico del cristianesimo (“Amatevi gli uni gli altri come io vi ho amati”).
3) Riscoprire una grammatica dell’umano: l’umano va
conosciuto, studiato, compreso, soprattutto in questa epoca in cui si sono
persi i valori fondanti del vivere. La salvezza vera è nel cammino di
umanizzazione dell’uomo di cui Cristo è stato modello.
PRIMA TAVOLA ROTONDA
“La fede nel Dio che si è fatto uomo”
EMANUELE BORDELLO: Non si può parlare di Dio senza parlare
dell’uomo ma al tempo stesso non si può parlare dell’uomo senza parlare di Dio.
Questa è la sfida dell’umanesimo cristiano che possiamo ripensare anche in una
prospettiva trinitaria, in cui lo Spirito Santo è dimensione essenziale. Anche
alla Chiesa è richiesto uno sforzo di umiltà e decentramento, per essere
custode di umanità. La nostra è infatti un’umanità ferita di cui la Chiesa deve
essere compagna. Infine è necessario riscoprire la vocazione della lode e del
rendimento di grazie per affrontare le sfide del tempo presente.
“Educare, la frontiere dell’uomo futuro”
SILVIA SANCHINI: Viviamo in un’epoca in cui sembra sempre più
difficile educare, in cui gli adulti sembrano avere abdicato al loro ruolo di
“padri” e di “maestri” e abbandonato la vocazione educativa. Per questo si
rende sempre più necessario riscoprire non solo la fatica ma anche la bellezza
di educare, ripensando completamente i tradizionali modelli educativi e
proponendo un’educazione che sia capace di restituire non solo competenze
professionali ma anche competenze esistenziali, che aiutino i più giovani a
riconnettere passato-presente-futuro, a costruire il loro progetto di vita, ad
essere autenticamente se stessi e quindi pienamente umani.
“La dimensione umana e la sfida delle scienze”
VALENTINA DONATI: La scienza sta
progredendo a passi da gigante, ma spesso non ce ne rendiamo conto. Abbiamo
accesso a tante informazioni ma non sappiamo dove ci porteranno. Per questo è
necessario riaprire un canale informativo. In Italia siamo ancora troppo fermi
al dibattito pro/contro (aborto, eutanasia…) ma il dibattito è molto più complesso
e dobbiamo tenere conto di tanti elementi per uscire dall’autoreferenzialità e
ricostruire fiducia tra la società civile e il mondo della scienza.
SECONDA TAVOLA ROTONDA
“La sfida antropologica”
STEFANO BIANCU: Essere umani non va da sé e oggi meno che mai. È il mistero della nostra libertà: chi siamo dipende anche da ciò che vogliamo essere. Una libertà che affermiamo in tutti modi, di cui abbiamo bisogno come dell’aria, ma dalla quale siamo anche sempre in fuga. Oggi purtroppo sembra che “non possiamo non dirci cartesiani”. Guardiamo infatti a noi stessi e al mondo ancora in termini di una interiorità priva di debiti nei confronti dell’esteriorità. Da ciò derivano delle conseguenze: l’incontro con l’altro cessa di essere decisivo per l’identità del soggetto e diviene piuttosto un ostacolo alle esigenze della sua libertà; il rapporto con il corpo diviene semplicemente strumentale. Occorre allora un paradigma più ampio e più rispettoso delle esigenze della nostra libertà. Un paradigma che riconosca come la nostra interiorità sia sempre esteriormente mediata e come, al contempo, l’esteriorità si presenti alla nostra esperienza sempre interiormente mediata. Un paradigma capace di superare quell’intellettualismo che è alla base di tanti nostri problemi di oggi e che ha affascinato talvolta anche la Chiesa (dominio delle tecnoscienze, diffusione delle patologie di una mente, riduzione delle religioni ideologie, dominio del denaro sull'economia concreta).
“Un nuovo paradigma economico”
MARCO GRAZZI: l’attuale paradigma dominante in economia è quello
dell’economia neoclassica, ma non è sufficiente per descrivere il comportamento
umano, anche se ancora le scienze economiche non sono state capaci di costruire
un paradigma completo alternativo. Due strade possibili: l’economia
comportamentale e l’economia civile (Zamagni, Bruni) che comprende anche l’idea
della necessità di uno spazio per la relazione e la gratuità oltre il mero
scambio economico.
“L’uomo di fronte alle nuove strutture politiche e giuridiche”
ANDREA IURATO: Rispetto al passato assistiamo a fenomeni nuovi come
la digitalizzazione delle relazioni, l’affermazione di sistemi di governance
sempre più lontani dall’uomo (una democrazia multi-livello), l’intercuturalità.
Quali risposte davanti allo smarrimento che questi cambiamenti provocano?
Dobbiamo trovare strade per “abitare” (e non dominare) anche questi nuovi
ambiti, non un tentativo di influire a tutti i costi ma piuttosto l’occasione
per riscoprirci minoranza profetica che ha a cuore soprattutto i diritti dei
più poveri.
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