lunedì 7 settembre 2015

In ricerca dell'uomo. Sintesi delle relazioni di Cristiani in ricerca

A cura di Silvia Sanchini

LA RICERCA COME METODO



BEPPE ELIA, Presidente Nazionale del MEIC: La ricerca è una dimensione ancora troppo poco presente nelle nostre comunità parrocchiali, in cui si preferisce aderire a qualcosa di già dato, offrire risposte invece che stimolare interrogativi. Ci si sente più avanti rispetto a chi è in ricerca e le domande di senso non sempre trovano risposte vere nella comunità ecclesiale tradizionale. A partire dalla lettura di alcuni spunti di don Michele Do, si propone di riscoprire alcuni elementi essenziali: l’accettazione del valore della provvisorietà (anche nella fede), il valore dell’inquietudine come ricerca di una verità più alta per la quale si è disposti a pagare un prezzo e che è diversa dall’irrequietezza (ricerca senza mai fermarsi), il valore della diversità.

MATTEO FERRARI, monaco di Camaldoli: Il tema della ricerca di ritrova nel Vangelo di Marco su due livelli: possiamo da un lato individuare tutte le volte in cui la parola “cercare” compare nel testo e che corrisponde ad episodi in cui Gesù non è mai cercato per essere conosciuto e seguito veramente, ma possiamo anche considerare tutto il Vangelo di Marco come una continua ricerca di Gesù che non finisce mai e che trova la sua autentica realizzazione nella sequela di Cristo, nel camminare dietro a Maestro anche quando questo è difficile e non si comprende bene il senso.


PER UN UMANESIMO EVANGELICO



GOFFREDO BOSELLI, monaco di Bose:

Tre livelli di riflessione:
1) Umanità di Cristo come ipotesi di lavoro: evangelizzare oggi significa umanizzare alla luce dell’umanità di Cristo. Non si può avere un concetto astratto di umanesimo! Per noi cristiani l’incontro con Dio può avvenire solo nell’umanità di Cristo.

2) Diventare cristiani significa diventare umani (alla luce dell’umanità di Cristo): Credere in Dio non è sufficiente se non crediamo veramente anche nell’uomo, non tanto come meraviglia già compiuta ma come attesa (uomo da realizzare). L’uomo non è naturalmente umano, il rischio della disumanizzazione è sempre in agguato, per questo essere autenticamente umani è una sfida e una lotta costante. Non ci si umanizza da soli, ma solo nella relazione con l’altro, che è l’elemento specifico del cristianesimo (“Amatevi gli uni gli altri come io vi ho amati”).

3) Riscoprire una grammatica dell’umano: l’umano va conosciuto, studiato, compreso, soprattutto in questa epoca in cui si sono persi i valori fondanti del vivere. La salvezza vera è nel cammino di umanizzazione dell’uomo di cui Cristo è stato modello.


PRIMA TAVOLA ROTONDA



“La fede nel Dio che si è fatto uomo”
EMANUELE BORDELLO: Non si può parlare di Dio senza parlare dell’uomo ma al tempo stesso non si può parlare dell’uomo senza parlare di Dio. Questa è la sfida dell’umanesimo cristiano che possiamo ripensare anche in una prospettiva trinitaria, in cui lo Spirito Santo è dimensione essenziale. Anche alla Chiesa è richiesto uno sforzo di umiltà e decentramento, per essere custode di umanità. La nostra è infatti un’umanità ferita di cui la Chiesa deve essere compagna. Infine è necessario riscoprire la vocazione della lode e del rendimento di grazie per affrontare le sfide del tempo presente.

“Educare, la frontiere dell’uomo futuro”
SILVIA SANCHINI: Viviamo in un’epoca in cui sembra sempre più difficile educare, in cui gli adulti sembrano avere abdicato al loro ruolo di “padri” e di “maestri” e abbandonato la vocazione educativa. Per questo si rende sempre più necessario riscoprire non solo la fatica ma anche la bellezza di educare, ripensando completamente i tradizionali modelli educativi e proponendo un’educazione che sia capace di restituire non solo competenze professionali ma anche competenze esistenziali, che aiutino i più giovani a riconnettere passato-presente-futuro, a costruire il loro progetto di vita, ad essere autenticamente se stessi e quindi pienamente umani.

“La dimensione umana e la sfida delle scienze”
VALENTINA DONATI: La scienza sta progredendo a passi da gigante, ma spesso non ce ne rendiamo conto. Abbiamo accesso a tante informazioni ma non sappiamo dove ci porteranno. Per questo è necessario riaprire un canale informativo. In Italia siamo ancora troppo fermi al dibattito pro/contro (aborto, eutanasia…) ma il dibattito è molto più complesso e dobbiamo tenere conto di tanti elementi per uscire dall’autoreferenzialità e ricostruire fiducia tra la società civile e il mondo della scienza.


SECONDA TAVOLA ROTONDA



“La sfida antropologica”
STEFANO BIANCU: Essere umani non va da sé e oggi meno che mai. È il mistero della nostra libertà: chi siamo dipende anche da ciò che vogliamo essere. Una libertà che affermiamo in tutti modi, di cui abbiamo bisogno come dell’aria, ma dalla quale siamo anche sempre in fuga. Oggi purtroppo sembra che “non possiamo non dirci cartesiani”. Guardiamo infatti a noi stessi e al mondo ancora in termini di una interiorità priva di debiti nei confronti dell’esteriorità. Da ciò derivano delle conseguenze: l’incontro con l’altro cessa di essere decisivo per l’identità del soggetto e diviene piuttosto un ostacolo alle esigenze  della sua libertà; il rapporto con il corpo diviene semplicemente strumentale. Occorre allora un paradigma più ampio e più rispettoso delle esigenze della nostra libertà. Un paradigma che riconosca come la nostra interiorità sia sempre esteriormente mediata e  come, al contempo, l’esteriorità si presenti alla nostra esperienza sempre interiormente mediata. Un paradigma capace di superare quell’intellettualismo che è alla base di tanti nostri problemi di oggi e che ha affascinato talvolta anche la Chiesa (dominio delle tecnoscienze, diffusione delle patologie di una mente,  riduzione delle religioni  ideologie, dominio del denaro sull'economia concreta). 

“Un nuovo paradigma economico”
MARCO GRAZZI: l’attuale paradigma dominante in economia è quello dell’economia neoclassica, ma non è sufficiente per descrivere il comportamento umano, anche se ancora le scienze economiche non sono state capaci di costruire un paradigma completo alternativo. Due strade possibili: l’economia comportamentale e l’economia civile (Zamagni, Bruni) che comprende anche l’idea della necessità di uno spazio per la relazione e la gratuità oltre il mero scambio economico.

“L’uomo di fronte alle nuove strutture politiche e giuridiche”

ANDREA IURATO: Rispetto al passato assistiamo a fenomeni nuovi come la digitalizzazione delle relazioni, l’affermazione di sistemi di governance sempre più lontani dall’uomo (una democrazia multi-livello), l’intercuturalità. Quali risposte davanti allo smarrimento che questi cambiamenti provocano? Dobbiamo trovare strade per “abitare” (e non dominare) anche questi nuovi ambiti, non un tentativo di influire a tutti i costi ma piuttosto l’occasione per riscoprirci minoranza profetica che ha a cuore soprattutto i diritti dei più poveri.

domenica 6 settembre 2015

"Cristiani in ricerca": un confronto appassionato per un nuovo umanesimo


di SILVIA SANCHINI
blog: www.silviasanchini.wordpress.com
"Sfide dell'umanità, paradigmi di umanesimo" è il titolo della tre giorni di riflessione, studio, confronto promossa dal gruppo ‘Cristiani in Ricerca' in collaborazione con la FUCI e con il MEIC questo fine settimana al Monastero di Camaldoli. Inserendosi nella cornice ecclesiale più ampia di preparazione al Convegno di Firenze, obiettivo dell'incontro è stato quello di riflettere sulle sfide che l'umanità affronta nel tempo presente in diversi ambiti del sapere a partire da un dato essenziale per i cristiani: riconoscere l'umanità di Dio come centro del Vangelo.
Premessa metodologica è stata una riflessione sul tema della ricerca condotta da Beppe Elia, presidente del MEIC, che ha sottolineato come questa dimensione sia ancora poco presente nelle comunità parrocchiali che tendono ad offrire risposte piuttosto che a stimolare interrogativi, e ha evidenziato invece il valore della provvisorietà, dell'inquietudine (ben diversa dall'irrequietezza) e della diversità. Anche Matteo Ferrari, monaco camaldolese, ha approfondito il tema a partire da una duplice lettura del Vangelo di Marco: un piano di tipo esegetico ricercando tutte le volte in cui la parola "cercare" compare nel testo e un piano più nascosto di lettura del secondo Vangelo come continua ricerca di Gesù, che trova un'unica via autentica di realizzazione nella sequela.
La relazione principale dei tre giorni è stata affidata a Goffredo Boselli, monaco di Bose e membro del Comitato preparatorio del Convegno Ecclesiale di Firenze 2015, che ha offerto ai partecipanti ricche e profonde suggestioni a partire dal tema dell'umanesimo evangelico. Una meditazione che si è sviluppata in tre punti: innanzitutto l'idea dell'umanità di Cristo come ipotesi di lavoro e quindi la constatazione di come l'incontro con Dio, per noi cristiani, possa avvenire solo nell'umanità di Gesù. Alla luce di questo, diventare cristiani significa innanzitutto diventare umani. E'necessario quindi credere veramente nell'uomo, non come meraviglia già compiuta ma come attesa che deve realizzarsi e nella consapevolezza che essere pienamente umani è una lotta incessante, perché il rischio della disumanizzazione è sempre in agguato e solo nella relazione con gli altri è possibile realmente umanizzarsi. Infine è necessario riscoprire una grammatica dell'umano, in un'epoca in cui sembrano invece essersi smarriti i valori fondanti del vivere. La vera salvezza è possibile solo nel cammino di umanizzazione dell'uomo di cui Cristo è stato modello facendosi uomo.
A questa grammatica dell'umano e alla proposta di nuovi paradigmi di umanesimo a servizio dell'uomo sono stati dedicati due approfondimenti tematici in tavole rotonde. Una prima tavola rotonda dedicata ad alcune possibili frontiere: la fede, l'educazione, la scienza e un secondo momento di riflessione nell'ambito dell'antropologia, dell'economia e delle strutture politiche e giuridiche.
Tanti spunti, riferimenti bibliografici da approfondire, un appassionato dibattito, uno sguardo attento all'attualità (più volte si è riproposta in termini di nuovo umanesimo anche la questione delle migrazioni) ma nessuna vera conclusione. E'questo lo spirito che rende e ha reso bello ritrovarsi per un gruppo di giovani e adulti, provenienti da diverse parti d'Italia e d'Europa, accomunati da alcune esperienze associative e da legami di amicizia, ma soprattutto dall'autentico desiderio di interrogarsi, confrontarsi, approfondire. Il Monastero di Camaldoli, luogo accogliente e stimolante, rende possibile tutto questo e diventa approdo ma anche punto di partenza per una riflessione che non si fermi a queste giornate ma continui a nutrire l'esperienza personale di tutti e di ognuno.

Sfide dell’umanità, paradigmi di umanesimo


28 - 30 agosto 2015, Monastero di Camaldoli


Il tema

Il Convegno Ecclesiale di Firenze 2015 analizzerà le sfide della Chiesa a partire dal titolo «In Gesù Cristo il nuovo umanesimo». La riflessione sull’umanesimo interroga l’essenza del cristianesimo: l’incarnazione e l’umanità di Dio sono infatti il centro del Vangelo. Cercare di proporre un “nuovo umanesimo” vuol dire confrontarsi in profondità con le sfide che l’umanità affronta nel tempo presente. Significa accogliere l'umano nella sua pluralità e complessità, ma «vivere fino in fondo ciò che è umano e introdursi nel cuore delle sfide come fermento di testimonianza, in qualsiasi cultura, in qualsiasi città» (Evangelii gaudium, n. 75). Nei più vari ambiti del sapere (biologia, economia, dritto, filosofia, teologia …) vogliamo analizzare le sfide dell’umanità e proporre paradigmi di umanesimo al servizio dell’uomo.



Venerdì 28 agosto
17.00 Momento introduttivo

La ricerca come metodo 
Beppe Elia, Presidente Nazionale MEIC
Matteo Ferrari, Monaco di Camaldoli

18.30 Vespri
21.00 Serata di fraternità


Sabato 29 agosto
9.30  Relazione principale

Per un umanesimo evangelico
Goffredo Boselli, Monaco di Bose, Membro del Comitato preparatorio del Convegno ecclesiale di Firenze 2015

11.15 Dibattito in plenaria

12.30 Ora media

16.00 Prima tavola rotonda e dibattito

Modera: Marco Fornasiero
La fede del Dio che si è fatto uomoEmanuele Bordello
Educare, la frontiera dell’uomo futuroSilvia Sanchini
La dimensione umana e le sfide della scienzaValentina Donati

18.30 Vespri 
21.00 Veglia

Domenica 30 agosto
9.00 Seconda tavola rotonda e dibattito

Modera: Tiziano Torresi
La sfida antropologicaStefano Biancu
Un nuovo paradigma economicoMarco Grazzi
L’uomo di fronte alle nuove strutture politiche e giuridicheAndrea Iurato

11.30 S. Messa

12.30 Pranzo e partenze

lunedì 20 luglio 2015

Simpatia immensa per l'uomo - Paolo VI

« La Chiesa del Concilio, sì, si è assai occupata, oltre che di se stessa e del rapporto che a Dio la unisce, dell’uomo, dell’uomo quale oggi in realtà si presenta: l’uomo vivo, l’uomo tutto occupato di sé, l’uomo che si fa soltanto centro d’ogni interesse, ma osa dirsi principio e ragione d’ogni realtà.
Tutto l’uomo fenomenico, cioè rivestito degli abiti delle sue innumerevoli apparenze; si è quasi drizzato davanti al consesso dei Padri conciliari, essi pure uomini, tutti Pastori e fratelli, attenti perciò e amorosi: l’uomo tragico dei suoi propri drammi, l’uomo superuomo di ieri e di oggi e perciò sempre fragile e falso, egoista e feroce; poi l’uomo infelice di sé, che ride e che piange; l’uomo versatile pronto a recitare qualsiasi parte, e l’uomo rigido cultore della sola realtà scientifica, e l’uomo com’è, che pensa, che ama, che lavora, che sempre attende qualcosa il «filius accrescens» (Gen. 49, 22); e l’uomo sacro per l’innocenza della sua infanzia, per il mistero della sua povertà, per la pietà del suo dolore; l’uomo individualista e l’uomo sociale; l’uomo «laudator temporis acti» e l’uomo sognatore dell’avvenire; l’uomo peccatore e l’uomo santo; e così via. 
L’umanesimo laico profano alla fine è apparso nella terribile statura ed ha, in un certo senso, sfidato il Concilio. 
La religione del Dio che si è fatto Uomo s’è incontrata con la religione (perché tale è) dell’uomo che si fa Dio
Che cosa è avvenuto? uno scontro, una lotta, un anatema? poteva essere; ma non è avvenuto. L’antica storia del Samaritano è stata il paradigma della spiritualità del Concilio. 
Una simpatia immensa lo ha tutto pervaso. La scoperta dei bisogni umani (e tanto maggiori sono, quanto più grande si fa il figlio della terra) ha assorbito l’attenzione del nostro Sinodo. 
Dategli merito di questo almeno, voi umanisti moderni, rinunciatari alla trascendenza delle cose supreme, e riconoscerete il nostro nuovo umanesimo: anche noi, noi più di tutti, siamo i cultori dell’uomo ».

Paolo VI, Allocuzione al termine del Concilio Vaticano II, 7 dicembre 1965

martedì 16 giugno 2015

Cristo crea in noi non un tipo di uomo, ma un uomo - Dietrich Bonhoeffer

«Essere cristiano 
non significa essere religioso in un determinato modo, 
fare qualcosa di se stessi (un peccatore, un penitente, un santo) 
in base a una certa metodica, 
ma significa essere uomini; 
Cristo crea in noi non un tipo d'uomo, 
ma un uomo. 
Non è l'atto religioso a fare il cristiano, 
ma il prender parte alla sofferenza di Dio nella vita del mondo»

Dietrich Bonhoeffer 

mercoledì 3 giugno 2015

L'azione buona e l'umanità - Karl Barth

L'«azione buona» è nel suo concetto la negazione del soggetto, di «questo uomo» e la fondazione dell'azione dell'individuo in Dio, l'in-azione in ogni azione, per mezzo della quale ogni azione si riferisce alla sua origine. 
Per questa azione buona, che non si trova in nessun tempo, l'autorità (come il sovvertimento!) non significa alcuno spavento. 
All'opposto: finché l'uomo fa il bene, è liberato da quello spasimo che si accompagna inevitabilmente alla lotta prometeica contro (o per!) l'ordine esistente. [...]
Allo spasimo rivoluzionario subentra allora una tranquilla riflessione sul «diritto» e l'«iniquità», tranquilla perché perché in essa non vengono più in discussione affermazioni e accuse ultime, un prudente calcolare con la "realtà" che ha lasciato dietro di sé la hybris della lotta del bene con il male, una onesta umanità e mondanità, che sa che non può mai trattarsi della opposizione del Regno di Dio e dell'Anticristo, quando gli uomini tentano con gli uomini, o anche contro gli uomini i loro esperimenti nello Stato, nella Chiesa e nella società, e giocano la loro curiosa partita a scacchi. 
La politica, ad esempio, diventa possibile dal momento in cui si distingue chiaramente la sua essenziale natura di giuoco, ed è chiaro che in essa non si può parlare di diritto oggettivo, dal momento in cui il tono assoluto delle tesi e delle controtesi si svanisce per cedere il posto ad una valutazione forse relativamente misurata, forse relativamente radicale delle possibilità umane»

Karl Barth, L'Epistola ai romani, Feltrinelli, Milano 1962.